Tragedia di Euripide, rappresentata nel 410. Trae il suo titolo dal coro, che
è composto da giovinette fenicie. In quest'opera Euripide ha ripreso, con
altro spirito, il soggetto già svolto da Eschilo ne
I Sette a
Tebe. Le profezie di Tiresia promettono la vittoria ai Tebani se uno dei
figli di Creonte saprà sacrificarsi per la causa comune. Malgrado la
resistenza del padre, Meneceo si dà eroica morte, preludendo così
alla disfatta degli Argivi. Nelle altre parti dell'opera si mette in scena la
lotta fratricida di Eteocle e Polinice, il suicidio di Giocasta e il doloroso
esilio di Edipo.